lunedì 24 ottobre 2016

Step 04: Il colore nel mito

Il colore nel mito

Il mito del rosso Pompeiano:

Secondo recenti studi, però, questo bellissimo colore che ha reso celeberrime ed inconfondibili nel mondo le pareti delle abitazioni di Pompei ed Ercolano, emblema di una terra e di un pezzo di storia, sarebbe in realtà una trasformazione del colore originale degli affreschi dovuta alle emissioni di gas sprigionate durante l’eruzione del 79.
E allora, il rosso pompeiano, di che colore era? Sembra quasi di essere di fronte all’indovinello “Di che colore era il cavallo bianco di Napoleone”, ma, nel nostro caso, nulla di ironico e parola alla scienza: udite udite, in origine quasi la metà delle case di Pompei ed Ercolano era color ocra!
Particolare di una parete in Rosso Pompeiano
Rosso Pompeiano – particolare di una parete
I ricercatori spiegano che i gas e l’incredibile calore emanati dell’eruzione hanno agito sul pigmento delle pareti rendendolo appunto rosso: in pratica il rosso pompeiano non è altro che un giallo ocra “arrostito”!
Questo mito oggi sfatato era in realtà già noto nell’antichità: già Plinio, in una sua opera, spiega che dall’ocra gialla si può ottenere quella rossa arroventando la prima nei forni. In questo modo il colore cambia perennemente. Tale tipo di tecniche erano molto note agli antichi romani, quindi non ci ha stupito scoprire che mentre alcune case son , si, diventate rosse a causa al calore dell’eruzione, molte altre lo erano già.

Dato il massiccio uso che i romani facevano di questo pigmento per affrescare le case si potrebbe pensare che non avessero idea della tossicità di tale minerale, invece…durante l’antica Roma si conoscevano benissimo le proprietà insalubri del cinabro, tanto che gli schiavi e i detenuti venivano mandati a lavorare nelle miniere di cinabro in Spagna: era praticamente una condanna a morte per i detenuti che erano costretti a vivere in contatto con questo minerale tossico. 
Particolare di una parete in Rosso Pompeiano
Rosso Pompeiano – particolare di una parete

Il rosso nel mito: 

Simbologia:
Il simbolo del colore rosso, come tutti i simboli, ha valenze sia positive che negative. Da un lato il rosso è il colore dell’amore, sia terreno che spirituale, basti pensare al Sacro Cuore di Gesù, della passione, dell’attività, delle emozioni, del sentimento, dell’espansività, della vivacità, del sangue inteso come vita, dall’altro è il colore dell’ira, della violenza, dell’aggressività, dello spargimento di sangue.  In Occidente è spesso il Diavolo ad essere rappresentato con i colori rosso e nero. D’altro canto il rosso è anche il colore delle prostitute e questo ne rappresenta il suo simbolismo più terreno legato all’amore carnale ed in effetti nell’Apocalisse, la grande prostituta è ammantata di porpora e di scarlatto. Ma lo stesso colore simboleggia l’amore celeste, la passione per Cristo ed è il colore del Sacro Cuore. Come detto ogni simbolo ha aspetti positivi e negativi. 



Nell'antichità:

Nel XVII secolo a.C. i Cretesi scoprirono l'estrazione della porpora dalle "murex" e la tramandarono ai Fenici; in Egitto era utilizzato l'henné per la tintura dei capelli, del corpo e dei tessuti fino all'avvento della porpora; gli Ebrei utilizzavano il kèrmes (dagli insetti delle bacche di quercia) e con la porpora vestivano i re; i Greci avevano kèrmes e robbia, poi subentrò la porpora negli abiti degli dèi, degli eroi perché migliori di tutti; i Romani vestivano i re di tale colore per poi estendere tale permesso e lusso anche ai magistrati ed agli alti funzionari

Il rosso porpora è assolutamente simbolo di potenza, alta dignità, ricchezza, sovranità, sontuosità, merito del suo alto costo dello splendore e della difficoltà di produzione; secondo Goethe il rosso nel suo stato scuro e concentrato conferisce impressione di gravità e dignità, mentre nel suo stato chiaro e rarefatto di clemenza e grazia. Inizialmente l'utilizzo del rosso era esclusivo dell'ambito religioso, ma col tempo si ampliò a quello civile e profano: lo troviamo negli arredi sacri (tende, porte, stipiti), nelle vesti e nei mantelli per le statue divine, negli indumenti e nei troni dei sovrani, dei sacerdoti (per la concezione teocratica dell'origine divina dei re).

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